Gestire emozioni 

SdS, 25 agosto 2021

La consapevolezza emotiva: riconoscere e manifestare un sentimento

"Odi et amo. quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior."
"Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così e mi tormento." S. QuasimodoRipartiamo da qui...dal dialogo con Domenico e Denise.
Spesso, ciò che ci permette di arrivare all'Altro, obiettivo fondamentale di Società dei Sogni, è proprio fare i conti con la nostra consapevolezza emotiva, intendendo con consapevolezza emotiva la capacità di riconoscere le proprie emozioni e quelle altrui, ma anche la capacità di gestire le emozioni in modo appropriato, di prendere decisioni responsabili, di stabilire rapporti corretti.Nei laboratori che teniamo e nelle esperienze quotidiane abbiamo notato la difficoltà, fin da piccoli, di rispondere alla domanda "come mi sento e cosa sto provando in questo momento", la domanda alla quale, crescendo, più che cercare una risposta dentro di se, si pretende una risposta immediata direttamente a quello stato d'animo, non definito e sconosciuto, dal nostro amico, poi partner, poi figlio e questo genera malessere perchè non corrisponde quasi mai al mio bisogno reale.
Per questo è fondamentale giocare con le emozioni fin dalla nascita, i bambini che imparano a riconoscere e a decodificare le proprie emozioni e quelle degli altri, sono maggiormente capaci di esprimere i propri vissuti emotivi, comprendono le cause che scatenano alcune emozioni e soprattutto sanno far fronte a ciò che provano, attraverso comportamenti adeguati.
L'emozione appartiene al mondo dell' irrazionale, il Pathos [πάθος, pathos], parte irrazionale dell'animo contrapposta al Logos, parte razionale, la difficoltà nel prendere contatti con questa parte e nel descrivere le emozioni è proporzionale al bisogno profondo di poterle condividere e di potersi sentire compreso dall'altro.
Insieme ai bambini, abbiamo provato ad esprimerle, fermandoci e occupandoci solo di loro, fermarsi significa sintonizzarsi con ciò che viene fuori da me e soprattutto dal mio corpo.
Occupandoci di fragilità, malattia, disagio e difficoltà, il corpo è sempre il nostro interlocutore principale, lo mettiamo allo stesso livello della parola e della psiche.
Nei laboratori, emerge quanto questa connessione non sia immediata e quanto poter associare uno stato d'animo al corpo non sia semplice, non lo è per i bambini, e ancor di più per gli adulti che si addentrano nel mondo emotivo: la rabbia, per esempio, si esprime quasi sempre attraverso l'espressione facciale, i movimenti, la temperatura corporea, reazioni fisiche di ira che partono dalla "pancia", poi successivamente emergono le parole; la rabbia però è tra quelle emozioni che spesso non viene espressa in maniera appropriata, rimane dentro e inizia a costruire qualcosa che noi ignoriamo, questo qualcosa è ciò che ci porta ad occuparci del corpo perchè ad un certo punto il chiasso di un sintomo fisico che non possiamo più ignorare ci obbliga ad ascoltarci e ad andare alla ricerca di risposte.
L'emozione dev'essere innanzitutto, come abbiamo visto anche nella pratica, identificata, riconosciuta, questo porta l'individuo a imparare ad utilizzarla in maniera funzionale come guida per il pensiero e il ragionamento, come strumento per trovare soluzioni e agevolare il raggiungimento di uno scopo.
Trovo interessante nei laboratori il passaggio dall'individuare l'emozione al comprendere l'emozione, capirne quindi le cause, le situazioni o persone che mi scatenano una determinata emozione, così come, attraverso l'inversione di ruoli e la messa in scena di situazioni specifiche appartenenti al proprio vissuto personale, si può sperimentare l'effetto che queste hanno sull'altro; tutto questo processo è finalizzato alla gestione delle emozioni, affinchè queste siano per noi una risorsa in più e non un ostacolo per le nostre azioni.
Il tema delle emozioni è molto ampio e sarà un tema che verrà affrontato diverse volte con lenti differenti, questo vuole essere un breve spunto sull'importanza di occuparci della strada che l'emozione percorre: interna, esterna, corporea, irrazionale ecc.
Imparare ad ascoltare i rumori del corpo e associarli al nostro stato d'animo, ai nostri bisogni, ci insegna a camminare al nostro fianco, a sentirci meno impotenti rispetto alla gestione delle emozioni negative e diventerà naturale attraversarle e scoprirle poi se vogliamo darle un nome, ma non un etichetta.
Barbara Corrias