Spiritualità

SdS, 9 ottobre 2022

Monopoli, ottobre 1946

Liceo classico "Galilei", sale in cattedra di Italiano il prof. Giovanni Punzi, proveniente dal Seminario della cittadina, come lo stesso liceo.

Quell'uomo ha la particolarità di assegnare un tema di italiano scritto negli ultimi dieci minuti dell'ora di lezione, dopo aver spiegato l'argomento del giorno, ma quello che è ancora più sorprendente per gli studenti è che la traccia sia condensata in un oggetto, astratto o concreto, come "Il libro", "la gioia", e in dieci minuti ogni allievo poteva esprimersi nel merito.

Il prof Punzi riteneva che bastasse così poco per valutare i progressi stilistici ed espressivi di ogni suo discente, specie per le tematiche più complesse, immaginate dopo aver spiegato Leopardi: bastava assegnare un tema di dieci minuti dal titolo "Il dolore", perché ogni suo studente potesse dare voce al proprio "sentire" sul concetto del dolore, senza scomodare il Poeta, pur avendo fatto tesoro della lezione del loro prof sulla teoria del pessimismo cosmico del grande letterato italiano.

Proverò anch'io, in meno di dieci minuti, a scrivere di spiritualità, perché in fondo non è tema così complesso di cui parlare: permettetemi solo di farlo come se vi parlassi, perché tragga ispirazione dal sapere che c'è qualcuno oltre questo foglio bianco che più che muto non può essere.

Perché spiritualità è ispirazione, è proprio tutto ciò che ispira a pensare e poi a scrivere e parlare fino ad agire ed finalmente entrare in relazione con le persone ed il mondo, pur mantenendosi spiritualità.

C'è spiritualità in ogni cosa vissuta, osservata, riflettuta, rispecchiata in ognuno di noi, e ce n'è così tanta che molto spesso sembrerebbe diffondersi intorno a noi per inglobare lo spazio circostante, che diviene un'estensione naturale di ognuno, uno spazio intriso delle tinte della nostra carne, riempito dei nostri suoni e delle nostre voci, amplificandosi nello spazio infinito in cui siamo immersi che senza la nostra presenza non potrebbe più dirci nulla.

C'è spiritualità in ogni istante della nostra vita che possa giustificare la materia di cui siamo fatti, che in sé non avrebbe alcuna ispirazione.

La materia di cui ogni entità reale è fatta, umanità compresa, non ha ispirazione, non è animata, sta, non evolve, non è sufficiente per aver vita in sé, né per darla in alcun modo.

Si fa prima a dire che spiritualità è tutto ciò che non esiste ma che rende possibile l'esistenza di tutto.

L'amore a distanza, l'intuizione di un idea vincente, la sensazione di comprendere pienamente una persona prima ancora che si esprima, il sapere perfettamente a cosa si va incontro decidendo per un sì o per un no, la consapevolezza di un sogno che non si realizzerà facilmente, la determinazione nel perseguirlo, le parole non dette ma comprese da chi ti vuole bene o ti è vicino o accanto, e potrei andare avanti senza fine, sono tutte circostanze ed occasioni in cui si manifesta spiritualità, che materia non è, né risponde alla sua concreta tangibilità.

Spiritualità è ispirazione, come un profumo può ispirare un ricordo, una foto il ricordo di un passato che si rivive, un rosso tramonto che ispira fiducia nel domani.

Quale sia la vera origine della spiritualità che è in noi, quale sia la vera natura di ogni forma d'ispirazione, non sarà un mistero imprescrutabile.

Continuerà ad esserlo solo finché penseremo di essere un insieme di cellule organizzate in un corpo, più corpi che si organizzano come persone in contesti sociali e relazionali, dimenticando che all'origine di tutto c'è una coscienza unica dell'universo, che si frammenta in miliardi di cellule, lasciando in ciascuna di loro una traccia comune, quell'unico codice genetico che tutto ricomprende in sé, senza lasciare nulla al caso.
Domenico Renna per Società dei Sogni